Introduzione: che cos’è la tecarterapia e perché può incuriosire
La tecarterapia, nota anche come TECAR (acronimo inglese di Transfer of Energy Capacitive And Resistive), è una tecnica elettromedicale che utilizza radiofrequenze a bassa-media intensità per stimolare la rigenerazione tissutale, migliorare la microcircolazione e modulare l’infiammazione. Il suo “marchio distintivo” è la produzione di calore endogeno, cioè generato all’interno dei tessuti, grazie all’energia emessa dall’apparecchiatura. Questo approccio viene spesso inserito nei protocolli fisioterapici come strumento complementare, per accelerare la guarigione nei casi di traumi, tendinopatie, artrosi, dolori muscolari e altre condizioni dell’apparato locomotore.
Meccanismi d’azione: cosa accade nei tessuti
Riscaldamento endogeno e produzione di calore
La caratteristica forse più nota della tecarterapia è quella di generare un calore dall’interno dei tessuti, al contrario delle terapie superficiali che riscaldano “dall’esterno verso l’interno”. L’apparecchio invia una corrente in radiofrequenza (spesso intorno a centinaia di kHz) tramite due elettrodi, uno attivo (che viene fatto scorrere sul corpo) e uno “piastra” di ritorno. Il corpo stesso, con le sue strutture conduttive e resistive, completa il circuito. In funzione della conducibilità e resistenza dei tessuti attraversati, una parte dell’energia si trasforma in calore (effetto Joule).
Questo calore interno ha vari effetti biologici:
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Vasodilatazione e aumento del flusso ematico, con miglior apporto di ossigeno e nutrienti.
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Attivazione della microcircolazione e del drenaggio linfatico, che favorisce il riassorbimento di edemi e cataboliti.
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Incremento del metabolismo cellulare, attivando reazioni enzimatiche e produzione di ATP, che aiutano i processi riparativi.
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Riduzione della viscosità del collagene e aumento dell’elasticità dei tessuti connettivi, facilitando la distensione e la mobilità.
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Effetto antalgico diretto, tramite una sorta di “contrirritazione” locale, stimolazione delle terminazioni nervose e rilascio di sostanze analgesiche endogene (come endorfine) che modulano la percezione del dolore.
Modulazione dell’infiammazione e accelerazione della guarigione
Il calore e la maggiore circolazione non sono meri fenomeni fisici: essi attivano risposte biologiche complesse. Per esempio, un migliore apporto ematico supporta la rimozione di mediatori pro-infiammatori e cellule danneggiate, mentre il ricambio metabolico stimola la produzione di fattori di crescita e matrice extracellulare. In situazioni di trauma o infiammazione cronica, questo può significare una “spinta” verso la fase riparativa.
In uno studio sperimentale su animali e modelli cellulari, è stato osservato che l’utilizzo della tecarterapia porta miglioramenti maggiori rispetto alla laserterapia in termini di diminuzione dell’infiammazione e accelerazione della riparazione tissutale. PMC
Un altro studio clinico ha confrontato l’aggiunta della TECAR alla terapia convenzionale in pazienti con patologie muscoloscheletriche e ha osservato risultati migliori in termini di riduzione del dolore e miglioramento funzionale rispetto al solo trattamento classico. ScienceDirect
Effetti neuromodulatori e rilascio di contratture
Oltre agli effetti sul microcircolo, la tecarterapia può agire anche sulle strutture nervose locali: stimolare le fibre nervose può produrre una modulazione del dolore, attenuando la sensibilità nocicettiva locale (meccanismo di “port gating” o inibizione segmentale). Inoltre, la riduzione della rigidità e delle contratture muscolari — grazie al rilassamento del tessuto connettivo e della muscolatura — favorisce una migliore mobilità e minore tensione dolorosa.
Modalità di applicazione: capacitiva vs resistiva
Uno dei punti più distintivi della tecarterapia è la possibilità di operare in due modalità: capacitiva e resistiva. Ogni modalità ha come bersaglio tessuti con caratteristiche differenti e produce effetti un po’ diversi.
Modalità capacitiva (CET / capacitive)
– In questo caso l’elettrodo attivo è spesso isolato da un materiale dielettrico (o rivestito), che permette la conduzione dell’energia tramite l’accoppiamento capacitivo.
– Il campo elettrico che si crea tende a concentrarsi nei tessuti a bassa resistenza, cioè quelli ricchi d’acqua — muscoli, derma, vasi, sistema vascolare e linfatico.
– La modalità capacitiva è quindi particolarmente indicata per lavorare sui tessuti molli, sull’aspetto muscolare, su edemi, contratture e per favorire la vasodilatazione nei tessuti superficiali e intermedi.
– In pratica, con la modalità capacitiva si “riscalda” maggiormente la componente acquosa. jhsci.ba+3PubMed+3ScienceDirect+3
Modalità resistiva (RET / resistive)
– In modalità resistiva si utilizza un elettrodo spesso non isolato che permette una conduzione diretta della corrente.
– Qui l’effetto si concentra nei tessuti ad alta resistenza, ovvero quelli più poveri di acqua, come tendini, legamenti, osso, cartilagine e tessuto fibroso.
– È utile quando l’obiettivo è agire in profondità su articolazioni, strutture ossee o zone con tessuto connettivo denso che resistono maggiormente alla corrente.
– In condizioni croniche o con degenerazione strutturale (ad esempio artrosi), la modalità resistiva può penetrare meglio e “colpire” le aree meno conduttive. Brieflands+4ScienceDirect+4medical-san.it+4
Esempi comparativi e studi
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Uno studio clinico su 40 pazienti con lombalgia cronica ha applicato sequenze diverse (prima resistiva poi capacitiva, o viceversa) e ha osservato che entrambe le modalità diminuivano il dolore e alzavano la soglia dolorifica, senza una differenza significativa tra i due protocolli. PubMed+1
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Altri studi (ad esempio Mitrić et al., 2022) confrontano TECAR (capacitivo + resistivo) con laser ad alta intensità in lombalgia e segnalano che la tecarterapia produce miglioramenti significativi nel dolore rispetto al laser. jhsci.ba
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Un altro studio ha esaminato la flessibilità dei muscoli ischiocrurali confrontando modalità capacitiva vs capacitivo-resistiva e ha osservato che entrambe le modalità miglioravano la flessibilità, senza differenze statistiche rilevanti tra le due. Brieflands
In termini pratici, molti fisioterapisti utilizzano un protocollo combinato: iniziano con modalità capacitiva per “scaldare” i tessuti molli e stimolare la vasodilatazione, poi passano alla modalità resistiva per penetrare profonde strutture coinvolte. L’ordine può essere adattato caso per caso (ad esempio, si può partire dalla resistiva per superare resistenze maggiori). Lo studio di Barassi et al. (2022) sul dolore lombare suggerisce però che l’ordine produce solo un vantaggio minimo se si inizia con la modalità resistiva. PubMed
Indicazioni pratiche: per cosa si utilizza la tecarterapia
La tecarterapia trova applicazione in numerose condizioni dell’apparato muscolo-scheletrico, in fasi acute e croniche. Ecco alcuni esempi:
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Traumi muscolari: stiramenti, strappi, contusioni — per accelerare la risoluzione dell’edema e la rigenerazione.
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Tendinopatie: tendinite achillea, tendinite del co. dell’epicondilo (gomito del tennista), tendinopatia rotulea, ecc.
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Artrosi / degenerazioni articolari: per migliorare la microcircolazione locale, ridurre la rigidità e modulare il dolore articolare.
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Dolori lombari, cervicali, sciatalgie: come terapia di supporto per ridurre il dolore e migliorare la mobilità spinale.
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Post-operatorio e cicatrici: per accelerare la riparazione tissutale, migliorare l’elasticità delle cicatrici e ridurre l’infiammazione locale.
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Contratture, rigidità e limitazioni di movimento: la combinazione di calore interno e miglior scorrimento tessutale può favorire il recupero della funzione.
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Edemi e versamenti locali: grazie al drenaggio linfatico indotto e al miglioramento del microcircolo, si può ottenere un ridimensionamento più rapida dell’edema.
Un esempio concreto: uno studio clinico controllato ha mostrato che, in soggetti con dolore lombare cronico non specifico, la combinazione di terapia manuale e TECAR produce miglioramenti significativi rispetto alla sola terapia manuale, con riduzione del dolore e dell’handicap funzionale. MDPI
Vantaggi, limiti e considerazioni pratiche
Vantaggi
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Non invasiva: la tecarterapia non richiede iniezioni, incisioni o anestesia.
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Effetti locali ben focalizzati: l’operatore può modulare l’intensità e l’elettrodo per “colpire” la zona desiderata.
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Complementare ad altre terapie: spesso usata insieme a esercizi, terapie manuali, laser, ultrasuoni, onde d’urto, ecc.
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Riduzione dei tempi di recupero (ipotetica): nei casi di trauma o infiammazione, la promozione della riparazione può accelerare la guarigione.
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Profilo di tolleranza generalmente buono: non sono segnalati frequentemente effetti collaterali gravi, se applicata in modo corretto e con le dovute cautele.
Limiti e criticità
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Evidenze non sempre robuste: molte pubblicazioni sono studi piccoli, con metodologie differenti, e la standardizzazione di protocolli è carente.
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Variabilità degli apparecchi: le macchine commerciali differiscono in frequenza, potenza, caratteristiche, rendendo a volte difficile comparare studi.
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Necessità di competenza dell’operatore: dosaggio, scelta della modalità, durata e sequenza possono influenzare molto l’effetto.
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Controindicazioni: in presenza di pacemaker o dispositivi elettronici impiantati, malattie neoplastiche attive, infezioni acute nella zona, gravidanza (in zone sensibili), trombosi in atto, etc. Alcuni centri lo sconsigliano su aree ossee con crescita attiva (nei bambini) o fratture recenti non consolidate.
Come strutturare un ciclo di trattamento (linee guida pratiche)
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Valutazione iniziale: diagnosi, valutazione del grado di dolore, dello stato infiammatorio, delle eventuali limitazioni di movimento.
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Scelta della modalità: ad esempio, iniziare con modalità capacitiva per “preparare” i tessuti molli, poi passare a resistiva per penetrare strutture più profonde — oppure combinare le due modalità all’interno della stessa seduta.
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Dose e durata: ogni seduta può durare da 10 a 20 minuti (o anche 30, in base alla zona e all’obiettivo). L’energia deve essere calibrata: in fase acuta, spesso si lavora a potenze moderate per evitare un incremento eccessivo della temperatura; nella fase subacuta o cronica si può spingere un poco di più.
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Numero di sedute e frequenza: tipicamente 8–12 sedute, a cadenza variabile in base al soggetto, ma può essere personalizzato.
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Combinazione con altre terapie: terapia manuale, esercizio terapeutico, terapia fisica (es. ultrasuoni, laser) da integrare.
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Monitoraggio e adattamento: valutazione periodica dei risultati (dolore, mobilità, funzione) e regolazione del protocollo.
Un lavoro recente ha mostrato che l’aggiunta di TECAR alla terapia manuale in lombalgia cronica porta ulteriori benefici nel breve termine rispetto alla sola terapia manuale. MDPI
Perché può essere utile per te che vuoi provarla
Se stai considerando la tecarterapia per te, alcune riflessioni possono aiutarti:
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Ti può offrire un approccio non farmacologico, ideale se preferisci evitare farmaci antinfiammatori o analgesici sistemici.
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Se hai una condizione muscolo-scheletrica che risponde bene al calore locale e alla mobilizzazione, può accelerare i miglioramenti.
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È particolarmente indicata in fasi di infiammazione subacuta o cronica, o quando c’è rigidità significativa, contratture o edema residuo.
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Se il fisioterapista ha una buona padronanza del dispositivo e un approccio personalizzato, il rischio di “sedute inutili” si riduce.