Untitled 1
Movimento Centrale - Tel: 320 5393424  mail: dabozzolo@gmail.com
Responsive Flat Dropdown Menu Demo

Caso Clinico, tendinite Achilleo

Quando si parla di ciclismo, sia a livello amatoriale sia agonistico, l’equilibrio tra performance e prevenzione degli infortuni è fondamentale. Ogni pedalata coinvolge catene muscolari complesse, articolazioni e tendini che lavorano in sinergia per trasformare la forza prodotta dal corpo in movimento fluido ed efficiente. Tuttavia, non sempre questa sinergia avviene nel modo corretto: a volte bastano pochi gradi di differenza nella posizione in sella o un’abitudine motoria radicata per generare sovraccarichi, dolore e infiammazioni.

In questo articolo raccontiamo un caso concreto in cui abbiamo analizzato la pedalata di un ciclista che lamentava dolore al tendine d’Achille. L’osservazione biomeccanica ci ha portato a escludere problemi macroscopici negli angoli di lavoro. Abbiamo quindi preferito concentrarci sulla parte percettiva e muscolare dell'atleta, fino a trovare la soluzione: una regolazione mirata della posizione in sella e delle tacchette, abbinata a una rieducazione del gesto motorio. Il risultato è stato la risoluzione della tendinite che affliggeva l’atleta.

Il tendine d’Achille: cos’è e perché è così importante

Il tendine d’Achille è un tendine molto robusto e potente del corpo umano. Collega i muscoli del polpaccio (principalmente gastrocnemio e soleo) all’osso del calcagno, permettendo i movimenti di flessione plantare del piede, cioè l’atto di spingere verso il basso con la punta. È un elemento essenziale non solo per la deambulazione e la corsa, ma anche per il ciclismo, dove entra in gioco a ogni pedalata nel momento in cui il piede imprime forza al pedale.

Nonostante la sua resistenza, il tendine d’Achille è spesso soggetto a infiammazioni e tendiniti. Questo avviene quando il carico a cui è sottoposto eccede la sua capacità di adattamento, oppure quando determinati movimenti ripetuti generano uno stress localizzato. Nel ciclismo, le cause più comuni di dolore achilleo possono essere, ad esempio, un malposizionamento della sella o delle tacchette, oppure una pedalata che privilegia la spinta di punta anziché la distribuzione equilibrata della forza, o ancora squilibri muscolari tra i vari distretti della gamba.

L’osservazione del ciclista: ottimi angoli di lavoro, ma…

Durante l’analisi biomeccanica visiva, ci siamo concentrati sui parametri classici: estensione del ginocchio, flessione dell’anca, angolo della caviglia. In questo caso specifico, gli angoli rilevati erano ottimali: la posizione del ciclista rispettava le proporzioni corrette, e non emergevano segni evidenti di un assetto mal impostato.

Eppure il dolore era lì, persistente e limitante. Doveva esserci quindi un altro fattore. Osservando con maggiore attenzione la dinamica del movimento, abbiamo notato che il ciclista tendeva a spingere eccessivamente il piede in flessione plantare al punto morto inferiore, con conseguente super sollecitazione del tendine d’Achille. In pratica, in fase di spinta prediligeva la flessione plantare della caviglia e l’attivazione dei muscoli del polpaccio, sovraccaricando il tendine.

Questo è un aspetto che spesso sfugge: anche con una biomeccanica teoricamente “corretta”, se la percezione del gesto e la distribuzione muscolare non sono equilibrate, il rischio di sovraccarico rimane alto.

La parte percettiva: rieducare il gesto

Abbiamo quindi deciso di concentrare l’intervento non tanto su correzioni macroscopiche dell’assetto, quanto sulla componente percettiva del movimento. Il nostro obiettivo era ridurre la quota di lavoro affidata al tendine d’Achille e distribuire meglio il carico di lavoro tra quadricipite e ischiocrurali.

Il quadricipite è il grande muscolo della coscia anteriore, composto da quattro ventri muscolari (retto femorale, vasto mediale, vasto laterale e vasto intermedio). La sua funzione principale è l’estensione del ginocchio. Nel ciclismo è uno dei protagonisti della fase di spinta del pedale, soprattutto quando si cerca di imprimere forza nella parte alta e centrale della pedalata.

Gli ischiocrurali, comunemente noti come muscoli posteriori della coscia, comprendono bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso. La loro funzione è opposta a quella del quadricipite: flettono il ginocchio ed estendono l’anca. Nel ciclismo entrano in gioco in modo importante nella fase di risalita del pedale e nel controllo della fluidità del gesto.

Distribuire meglio il carico su questi due gruppi muscolari, riducendo la tendenza a spingere solo con il polpaccio, è stata la chiave per alleggerire il tendine d’Achille e migliorare l’equilibrio globale della pedalata.

Gli aggiustamenti pratici: sella e tacchette

Accanto al lavoro percettivo, abbiamo apportato modifiche minime all’assetto della bicicletta. È importante sottolineare che ogni regolazione è stata fatta non in maniera teorica, ma sulla base della risposta reale del ciclista al movimento e, soprattutto, della localizzazione del carico.

  • Altezza sella: una sella troppo alta costringe il ciclista a spingere di punta, aumentando la tensione sul tendine d’Achille. Abbassando leggermente l’altezza, abbiamo favorito una spinta più equilibrata, con maggiore coinvolgimento del quadricipite.

  • Avanzamento sella: anche la posizione orizzontale della sella incide molto. Un arretramento eccessivo può costringere a un lavoro maggiore di caviglia, mentre un avanzamento ben calibrato facilita il reclutamento dei muscoli della coscia.

  • Tacchette: questo è stato forse l’intervento più determinante. Invece di limitarci a un posizionamento “da manuale”, abbiamo regolato le tacchette ascoltando il feedback del ciclista e tenendo conto del punto esatto in cui si localizzava il dolore, cioè medialmente al tendine d’Achille. Piccoli spostamenti millimetrici hanno permesso di scaricare la zona dolente e di migliorare la trasmissione della forza senza generare stress eccessivo.

Il risultato: dolore risolto, pedalata più efficiente

Grazie a questo approccio integrato — analisi biomeccanica, osservazione percettiva, correzioni pratiche — il ciclista ha risolto il problema di tendinite che lo limitava. Non solo: ha acquisito una maggiore consapevolezza del proprio gesto, imparando a distribuire la forza in modo più armonico tra quadricipite, ischiocrurali e polpaccio.

Il dolore, che inizialmente si presentava dopo poche uscite e tendeva a cronicizzare, è scomparso, permettendo di tornare a pedalare con serenità e continuità. Inoltre, l’efficienza della pedalata è migliorata, perché un movimento più equilibrato e meno doloroso consente di mantenere più a lungo intensità e frequenza.

In aggiunta agli aggiustamenti, sono state applicate tecniche fisioterapiche e di terapia fisica mirate alla gestione dell'infiammazione come ultrasuoni, magnetoterapia e taping neuromuscolare. 

In due settimane è passato dall'avere dolore dopo 20 km a concludere l'IronMan. 

Tutto questo grazie a qualche aggiustamento, una terapia specifica sul soggetto e una grande forza di volontà.

Perché questo caso è significativo

Questa esperienza mette in luce alcuni punti chiave che possono essere utili a tutti i ciclisti, dal principiante all’agonista:

  1. Il dolore non dipende sempre da errori macroscopici. Anche con una postura apparentemente corretta, piccoli dettagli possono generare sovraccarichi.
  2. La parte percettiva è fondamentale. Imparare a “sentire” come si pedala e quali muscoli si attivano è determinante per prevenire gli infortuni.
  3. Le regolazioni devono essere personalizzate. Ogni ciclista ha una propria struttura corporea, abitudini motorie e sensibilità. Copiare regolazioni teoriche o standard può non essere efficace.
  4. Il dialogo tra ciclista e tecnico è essenziale. Solo ascoltando i feedback e adattando progressivamente le modifiche si possono ottenere risultati duraturi.
  5. NON TUTTI GLI ADATTAMENTI SU LARGA SCALA SONO UTILI AL SINGOLO. Ecco perchè è importante avere un approccio individuale e poco standardizzato in protocolli, su cui si basano diversi programmi di biomeccanica su larga scala.

Conclusioni

Il caso del ciclista con tendinite al tendine d’Achille dimostra quanto il ciclismo sia uno sport complesso, dove biomeccanica, percezione e regolazioni pratiche devono integrarsi. Lavorare solo sulla teoria, senza considerare il vissuto corporeo dell’atleta, rischia di non risolvere il problema. Al contrario, un approccio globale e personalizzato porta a benefici concreti: riduzione del dolore, prevenzione di infortuni futuri e una pedalata più fluida ed efficiente.

La lezione più importante? Ogni pedalata racconta una storia. E imparare ad ascoltarla, con attenzione e competenza, può fare la differenza tra un percorso segnato dal dolore e uno spinto dal piacere del movimento.


Movimento Centrale di D. Bozzolo


Via 20 settembre 2-26, 16121 Genova
P.IVA: 02082960994
Tel. 320 5393424
e-mail: dabozzolo@gmail.com

© 2024 Movimento Centrale di D. Bozzolo - Davide Bozzolo. Tutti i diritti riservati.
Davide Bozzolo, Biomeccanico Genova, Biomeccanico Ciclismo, Fisioterapista Genova, Bikefit, Osteopata Genova

Movimento Centrale di D. Bozzolo
Via 20 settembre 2-26, 16121 Genova
P.IVA: 02082960994
Tel. 320 5393424
e-mail: dabozzolo@gmail.com

Lunedì      8:00 - 20:00
Martedì     8:00 - 20:00
Mercoledì   8:00 - 20:00
Giovedì     8:00 - 20:00
Venerdì     8:00 - 20:00
Sabato      Chiuso
Domenica    Chiuso

CREDITS: E-TECH di Novello G. on nPress 2406